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Stasera all’Asilo “Persepolis” di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud: un atto d’amore all’Iran e agli iraniani

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La storia autobiografica della Satrapi è una vera e propria rivoluzione nel Cinema d’animazione

Marjane è una bambina iraniana molto intelligente e curiosa; è il 1978  e il paese in cui vive è governato con fare a dir poco dittatoriale dallo Scià. Le idee rivoluzionarie imperversano e la ragazzina ne viene attirata grazie anche ad uno zio molto impegnato politicamente e ad alcuni amici del padre che sono stati incarcerati per i loro ideali. L’Iran è scosso da quest’ondata di cambiamento che pare volere tutta la maggioranza della popolazione, ed in pochissimo tempo la rivoluzione viene messa in atto.

Ad approfittare della caduta dello Scià, però, arriva una minoranza di quei rivoluzionari guidati dall’ayatollah Khomeini che prende il potere inneggiando alla religione islamica stravolgendone i dettami, creando una falsa democrazia dove chi non si attiene alle nuove regole viene perseguitato. In questo periodo di oscurantismo gli integralisti fanno piazza pulita dei loro avversari politici, e tra questi c’è lo zio di Marjane che prima viene incarcerato e poi ammazzato.

Crescendo la ragazzina si fa più intraprendente e la sua voglia di conoscere e scoprire contrasta con la situazione che il suo paese sta vivendo, e dopo l’esecuzione dello zio arriva anche la guerra con l’Iraq ad abbattere ancor di più le sue speranze sul futuro dell’Iran.

I genitori a questo punto pensano al suo di futuro e la mandano a Vienna a studiare: poco più che adolescente e sola per la prima volta in un paese così lontano Marjane affronta numerose difficoltà nell’incontro con la cultura ed il vivere occidentale, ma nonostante questo si fa degli amici e scopre l’amore. Tra i pregiudizi di chi la identifica con quell’estremismo religioso da cui lei è fuggita e le delusioni che gli affetti le provocano, comincia a crescere in lei una depressione e uno sconforto che in poco tempo le fanno vivere il momento più difficile della sua esistenza.

Senza più un tetto sulla testa, senza più un soldo e senza una ragione per rimanere in Europa, Marjane decide di tornare in patria e stare con la sua famiglia anche se questo significa mettersi il velo e sottostare ad una dittatura. Il ritorno a casa non è per nulla facile, e per riadattarsi a quella vita piena di paure e costrizioni Marjane intraprende un percorso tortuoso alleviato momentaneamente dall’iscrizione ad un Istituto d’arte e dalla relazione con un suo coetaneo; ma i suoi desideri sembrano essere costantemente soffocati in quello stato di cose, e l’impossibilità di vivere come davvero vorrebbe unita al fallimento di un matrimonio a cui è stata costretta con il suo ragazzo la portano, stavolta per sua drammatica decisione, a lasciare di nuovo l’Iran, forse per sempre.

Il “realismo stilizzato” di Persepolis tratto da un romanzo a fumetti

Tratto dal bellissimo e fortunato romanzo a fumetti omonimo di Marjane Satrapi, Persepolis può considerarsi una vera e propria rivoluzione nel cinema di animazione. La stessa autrice della graphic novel, alla regia con Vincent Paronnaud, ha dato vita ad un’opera in stile minimalista che però emoziona all’inverosimile nel suo bianco e nero: la storia autobiografica della Satrapi è triste, ironica, drammatica, decisamente non convenzionale e politicamente scorretta, ma non per questo irrispettosa o volontariamente menefreghista; anzi, da osservatore esterno mi viene da considerarla come un atto d’amore all’Iran e agli iraniani, ormai bollati come punto più pericoloso di quell’asse del male tanto caro ai guerrafondai.

La regista-scrittrice-disegnatrice, esiliata dalla sua patria per colpa dei fondamentalisti, ha voluto rendere il più possibile realista la pellicola tanto da arrivare a definire il disegno creato per Persepolis “realismo stilizzato”, e la scelta del bianco e nero diventa fondamentale per l’impronta desiderata. Alcune scelte e situazioni della narrazione sono geniali e restano impresse per molto tempo, a partire dalla scoperta della musica occidentale e alla sua ricerca nei mercati clandestini fino ai momenti di ribellione alle assurde regole imposte dal regime islamico, ma non mancano i frammenti emozionanti e malinconici soprattutto se si pensa che ciò che si vede è successo veramente.

La capacità di far riflettere sulla situazione passata, presente e futura dell’Iran e degli iraniani è il pregio più significativo del film (Premio speciale della Giuria a Cannes 2007 e candidato all’Oscar come miglior film d’animazione), anche perché lo scopo dei due autori era questo, “rendere omaggio all’umanità di un popolo represso, alla sua voglia di normalità”.

A tal proposito non possono esserci parole più emblematiche di quelle della Satrapi :”Se il pubblico occidentale imparerà a considerare gli iraniani esseri umani come tutti gli altri e non nozioni astratte come ‘fondamentalisti islamici’, ‘terroristi’ o ‘l’Asse del Male’, allora sentirò di aver fatto qualcosa di buono”. 

(articolo pubblicato nell’ottobre 2007)

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