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L’OCCHIO DELLA GALLINA – autoritratto di Antonietta De Lillo

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L’occhio della gallina” è l’autoritratto cinematografico della regista Antonietta De Lillo, relegata ai margini dell’industria cinematografica dopo un contenzioso giudiziario legato alla distribuzione del suo film di maggior successo, che avrebbe potuto consacrarla al grande pubblico.

Il racconto della vita pubblica e privata della protagonista attraverso interviste, ricostruzioni e archivi personali, cinematografici e televisivi, mostra le difficoltà di chi va controcorrente e la creatività e la resistenza necessarie a reinventarsi con i mezzi a propria disposizione.

Il film è un racconto che suggerisce metodi per superare l’isolamento celebrando il Cinema nel suo ruolo comunitario, culturale e politico.

L’occhio della gallina è il racconto di una lunghissima battaglia giudiziaria e di una storia in divenire, dove tutto può accadere

La strada scorre veloce dietro di me, poi il buio. Guidavo il motorino quando un ufficiale giudiziario mi investì con la sua auto. Avevo 23 anni…é stato in quel momento che la mia storia con il Cinema e con la giustizia è iniziata. Pensai che dai soldi dell’assicurazione avrei potuto fare un film e, insieme al mio compagno dell’epoca, decidemmo di organizzarlo. In realtà il risarcimento non arrivò mai ma riuscimmo lo stesso a realizzare nel 1985 il nostro primo lungometraggio, esordio felice, Premio Speciale ai Nastri d’Argento e candidato ai David di Donatello e ai Nastri d’Argento come Migliore Opera Prima.

Così è cominciata la mia carriera come regista e produttrice, caratterizzata dalla creazione di film liberi e indipendenti, ma con l’inizio del nuovo millennio è cambiato tutto. Mi sono trovata in un mondo per me completamente alieno e da allora per tutto questo tempo, ho avuto una sola frase in testa, suggeritami da un’amica per me molto cara: Non fermarti mai! L’occhio della gallina vive dell’emozione di trovarmi dall’altra parte della telecamera per la prima volta nella mia carriera. La narrazione è in bilico tra memoria e presente, realtà e immaginario, per questo ho scelto un linguaggio ibrido tra finzione e Cinema del reale.

La forma cinematografica dell’autoritratto mi permette di porre l’emotività in primo piano, anche rispetto ai fatti, seppur violenti e unici nel panorama cinematografico, che hanno caratterizzato i miei ultimi vent’anni di carriera. La particolarità del film è da una parte la ricostruzione delle tappe più importanti di una lunga battaglia giudiziaria che si è svolta dentro e fuori le aule del tribunale, dall’altra la forza di un racconto dal vero, che non è una storia chiusa ma ancora in divenire, dove tutto ancora sta accadendo e può accadere, davanti allo sguardo dello spettatore.

Antonietta De Lillo

La cultura finisce in tribunale: cronistoria giudiziaria dal 2005 ad oggi

Nel 1995 Antonietta De Lillo opziona i diritti del romanzo “Il Resto di Niente” di Enzo Striano. Nonostante un finanziamento pubblico di 5,5 miliardi di lire, le riprese del film omonimo iniziano solo nel 2002. Presentato alla Mostra di Venezia nel 2004, “Il Resto di Niente” esce in sala in sole 20 copie, la metà pattuita, senza pubblicità.

Nel 2005, la regista cita per cattiva distribuzione la produzione, i distributori e l’Istituto Luce che, a sua volta, la cita per diffamazione.

Nel 2013, la causa per cattiva distribuzione viene respinta. Il Tribunale Civile di Roma rigetta anche la richiesta di risarcimento danni da parte dell’Istituto Luce. L’Istituto Luce non si ferma e va in appello.

Nel 2016 la Corte di Appello di Roma rigetta anche in secondo grado la richiesta di risarcimento danni per diffamazione da parte dell’Istituto Luce. La regista è finalmente libera dall’incubo di una spada di Damocle da € 250.000 che da 10 anni pendeva sulla sua testa.

Nel 2010 il contenzioso si allarga al Ministero e nello stesso anno il nuovo lungometraggio della De Lillo prodotto da MarechiaroFilm, “Morta di soap“, viene rinviato inspiegabilmente nonostante abbia ottenuto un punteggio sufficiente per il finanziamento. Sulla mancata valutazione del film “Morta di soap” ci sono state ad oggi 9 sentenze, 3 del Tar e 6 del Consiglio di Stato, di cui una sola in favore del Ministero, annullata in secondo grado dal Consiglio di Stato.

Nel dicembre 2023, il Ministero applica l’ennesima sentenza a favore della MarechiaroFilm e concede un contributo di € 500.000.

Nel febbraio 2024 la società è costretta a iniziare un nuovo ricorso poiché il finanziamento concesso è stato assegnato a una sceneggiatura e a un cast artistico cristallizzato a quattordici anni prima e sulla base di una legge in disuso dal 2016.

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