“L’intrusa” – quel difficile equilibrio tra paura ed accoglienza
“L’intrusa è un film con la camorra ma non è un film sulla camorra; un film su chi ci convive, su chi giorno per giorno cerca di rubargli terreno, persone, consenso sociale, senza essere né giudice né poliziotto“
Queste parole del regista Leonardo Di Costanzo esemplificano alla perfezione il senso di un’opera cinematografica minimalista e realista, di eccezionale connotazione umana e sociale.
Giovanna è la fondatrice del centro ‘La Masseria’ a Napoli, luogo di gioco e creatività al riparo dal degrado e dalle logiche mafiose. Ed è proprio alla Masseria che, con i suoi due figli, cerca rifugio Maria, giovanissima moglie di un camorrista arrestato per un efferato omicidio.
Maria rappresenta tutto quello da cui le madri dei bambini che frequentano il centro stanno cercando di proteggere i loro figli e Giovanna si trova così di fronte ad una scelta dolorosa e inevitabile: Maria, l’intrusa, va accolta o allontanata? Chi va difeso, il gruppo o chi – senza dirlo – chiede l’ultima possibilità di sfuggire ad una vita già scritta?
Nello scenario di Ponticelli Di Costanzo ci mette davanti a quella nefasta consapevolezza di non poter cambiare le cose, o almeno di non poterlo fare in maniera così radicale come lo si vorrebbe.
‘La Masseria’ del film rappresenta una delle tante realtà che provano tutti i giorni ad occuparsi di infanzia a rischio, delle vere e proprie isole di solidarietà e di condivisione, di crescita comune e di rispetto reciproco, in cui si ritrova speranza per una quotidianità diversa da quella che la strada di molti quartieri periferici riserva ai bambini.
Eppure, se da un lato ‘L’intrusa’ racconta gli ‘eroi’ moderni, coloro che, per convinzioni politiche, religiose, o semplicemente umanistiche, scelgono di dedicare la propria vita alle fasce più deboli e marginalizzate della società, dall’altro mostra quel difficile equilibrio da trovare tra paura e accoglienza, tra tolleranza e fermezza che in questo momento storico riguarda anche chi non vive a contatto con mafia e camorra, ma sperimenta altre convivenze di paure e diffidenze verso l’altro, l’estraneo al gruppo percepito come un pericolo.
Chi guarda il film non può esimersi dall’immedesimazione nella protagonista Giovanna così come nelle mamme dei bambini della Masseria: il dubbio etico, umano che si è costretti ad affrontare chiedendosi se continuare ad accogliere ‘l’intrusa’ Maria e i suoi due bambini non dà vie d’uscita consolatorie.
Esattamente come Leonardo Di Costanzo nel finale della storia in cui mostra una festa su cui aleggia un’aria malinconica rappresentata dallo sguardo di Giovanna che, dietro i vetri, osserva la scena dei bambini felici e danzanti consapevole di non poter cambiare le cose come vorrebbe… ed emblematica è la danza di Mister Jones, il pupazzo di ferro costruito dai bambini che, spinto avanti e indietro per il giardino, muove la testa come cercando qualcuno che manca in quella festa.
Alla sua seconda prova da regista di lungometraggi di ‘finzione’ dopo l’ottimo ‘L’intervallo’ del 2012, Leonardo Di Costanzo conferma la capacità di saper narrare la società contemporanea attraverso scenari e umanità periferiche.
‘L’intrusa’, come il film d’esordio, è ambientato quasi del tutto in un unico spazio, una vecchia masseria scenografata con murales tratti da disegni di Gabriella Giandelli, e il quartiere che lo circonda viene osservato dallo scenario principale, un “esterno percepito più che mostrato”.
La quasi totalità degli interpreti è costituita da attori non professionisti o poco conosciuti scelti tra persone molto vicine all’universo raccontato. Giovanna è interpretata da Raffaella Giordano, coreografa e danzatrice che non si era mai cimentata nel Cinema.
“L’intrusa” Maria ha il volto di Valentina Vannino, mentre la figlia Rita è Martina Abbate, entrambe intense e bravissime così come Anna Patierno, Gianni Vastarella, Marcello Fonte, Flavio Rizzo, Maddalena Stornaiuolo, Giovanni Manna, Vittorio Gargiulo, Francesca Zazzera, Maria Noioso e naturalmente tutto il gruppo di bambini.
Come per ‘L’intervallo’, prima delle riprese è stato fatto un lavoro molto lungo sia di scelta che di preparazione degli attori.
Ha raccontato il regista: “Questa fase è servita anche a precisare e adattare la sceneggiatura in particolare i bambini, durante le riprese, hanno avuto maggiore spazio rispetto a quanto ne occupavano in fase di scrittura. Con aiuto di animatori e servendomi della mia esperienza di documentarista abbiamo molto lavorato sull’improvvisazione, canalizzando espressività ed energie in modo da far emergere i caratteri individualizzabili però funzionali alla storia narrata.“
‘L’intrusa‘ è stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes accolto da applausi e ottime critiche. Per la tematica, per il valore educativo, culturale e sociale e l’importanza che può avere la visione del film anche per bambini e adolescenti sarebbe utile che le scuole organizzassero proiezioni della pellicola per poi discuterne con i ragazzi.