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“Il nostro Eduardo” – un documentario sulla modernità dell’opera di De Filippo

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Il 24 maggio 1900 nasceva a Napoli Eduardo De Filippo.
Tanto tempo, ma anche un nulla se pensiamo che le commedie di Eduardo sono considerate un classico del teatro. E ciò significa che hanno un valore assoluto, contenuti e significati che arrivano a noi con la stessa forza dell’epoca in cui sono state scritte. E sono i temi che, in modo premonitore, mette in scena Eduardo: la crisi della famiglia, il rapporto tra padri e figli e tra uomo e donna, il disagio nella perdita dei valori, le tensioni e i conflitti individuali, il senso del dovere e la vendetta; ma soprattutto la ricerca della verità, una verità che dia senso alla vita di tutti i giorni, scoprendo falsità e inganni generati sia dalle debolezze dell’uomo che dall’inasprimento e dalla competitività della società.

E cosa c’è oggi di più contemporaneo e forse anche di trasgressivo, che la spinta a cercare la verità in un’epoca in cui le fake news, i veleni instillati da tanti piccoli ‘grandi fratelli’ avvelenano il nostro quotidiano? Che cosa ha più senso che l’indagare le dinamiche famigliari, in anni in cui evaporano le figure genitoriali? Cosa c’è di più profetico di quell’analizzare il confronto quotidiano tra marito e moglie o tra amanti che, oggi più che mai, affonda nei femminicidi? E ancora: cosa c’è di più commovente di quel credere nella parola, nel confronto sincero, nel riavvicinamento in un decennio in cui ci si annienta nella violenza dell’insulto?

Il teatro di Eduardo, e lo stesso Eduardo per quella che è stata la sua vita, cerca sempre una via d’uscita, un confronto, anche una via di fuga attraverso l’immaginazione. La violenza per lui non è mai la soluzione, ma la fine di tutto. Il teatro per Eduardo De Filippo è il luogo della sua vita: è l’unico posto dove trova pace perché lì, e nelle ore in cui scrive le sue commedie, riesce a sciogliere e risolvere i nodi dell’esistenza e soprattutto della sua origine.

Per questo i registi Didi Gnocchi e Michele Mally hanno scelto di farlo raccontare per la prima volta dalla sua famiglia, dai suoi nipoti, i figli di Luca, Matteo, Tommaso e Luisella. Hanno aperto i cassetti di casa e tirato fuori fotografie e filmini inedite, nonché tante lettere che, per la prima volta, raccontano il vero Eduardo, lontano dalle rappresentazioni spesso trasfigurate dal tempo.

Era figlio illegittimo – insieme ai fratelli Peppino e Titina – di Eduardo Scarpetta, il più famoso attore e commediografo dell’epoca. Il teatro, cura e terapia della sua anima, diventa così uno straordinario osservatorio delle anime dell’uomo moderno, volubile, pronto al compromesso, contraddittorio, fragile, ma sempre in cerca di una via d’uscita che restituisca l’armonia che certo era mancata nella sua infanzia.

Ognuno dei tre fratelli lo fa a modo suo: Eduardo, il più geniale e intellettuale, lo fa nel ‘gelo’ della creazione quotidiana “E’ stata tutta una vita di sacrifici e di gelo! Così si fa il teatro”. Ma non è “il gelo” che arriva a noi: a noi arriva la leggerezza del suo teatro, che fa divertire ma anche pensare. Diceva Eduardo: “Il pubblico viene a vedere le mie commedie perché si diverte e intanto porta pure a casa qualche cosa”.

I registi e l’idea del documentario su Eduardo

Nell’affrontare un documentario che racconta Eduardo abbiamo scelto di evidenziare tutto ciò che nella sua opera, ma anche nella sua attitudine alla vita, è estremamente contemporaneo. Ci piace raccontare l’Eduardo che vede lontano, e che, pur raccontando i tempi suoi, trasversale alle classi, racconta il peregrinare eterno dell’uomo, dentro e fuori dalla famiglia, dentro e fuori dalla società, dentro e fuori sé stesso.

Come Pirandello, ancor forse più di Pirandello, a dispetto dell’iconografia in bianco e nero che lo riguarda e di quella magrezza da uomo del dopoguerra napoletano, Eduardo ci parla. Ci parla tra l’altro con una lingua che, come nel caso della recente trasposizione filmica de “Il sindaco del rione Sanità” di Martone, non ha bisogno di nessun intervento di ‘modernizzazione’. È questo l’Eduardo che i suoi nipoti raccontano ne “Il nostro Eduardo”. A colori, con i colori delle sue passioni dietro il ‘gelo’ del sacrificio della creazione teatrale.

Didi Gnocchi e Michele Mally

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