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Addio a Roberto De Simone, un gigante della Cultura italiana, un maestro insostituibile

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Con profonda commozione salutiamo oggi un gigante della cultura italiana, un figlio illustre di Napoli, un maestro insostituibile: Roberto De Simone. Musicista, compositore, regista teatrale, etnomusicologo, uomo di pensiero e di passione, De Simone ha attraversato la nostra epoca come un ponte tra la memoria profonda e il futuro possibile, tra la tradizione e la sperimentazione, tra il suono popolare e la riflessione colta.

Nato nel cuore di una città che pulsa di storia e di musica, De Simone ha fatto della cultura napoletana il suo campo d’azione e di studio, dedicando l’intera sua vita alla riscoperta, alla tutela e alla valorizzazione di un patrimonio immenso, spesso dimenticato o banalizzato. Con uno sguardo rigoroso ma poetico, ha ridato voce a canti, leggende, riti e racconti della civiltà contadina e popolare del Sud Italia, elevandoli a forma d’arte riconosciuta nel mondo.

Fu con la Nuova Compagnia di Canto Popolare, fondata nei primi anni Settanta, che De Simone tracciò un solco profondo nella musica italiana, riportando alla luce antichi canti contadini, processionali, marinari, che sembravano destinati all’oblio. Quelle sonorità arcaiche, che nelle sue mani si fecero vive, complesse e potentemente teatrali, conquistarono un pubblico vasto e attento, aprendo una nuova stagione per la musica popolare.

Ma la sua opera più emblematica, quella che resterà scolpita nella storia del teatro musicale italiano, è senza dubbio “La Gatta Cenerentola“. In questa straordinaria reinvenzione della fiaba di Basile, De Simone seppe fondere teatro, musica e tradizione popolare in un affresco potente, visionario, commovente. Quell’opera, rappresentata per la prima volta nel 1976, è ancora oggi un capolavoro assoluto, un punto di riferimento per chiunque cerchi una via originale tra passato e contemporaneità.

A questa seguirono altre creazioni indimenticabili: “Mistero napoletano“, “L’Opera buffa del Giovedì Santo“, “Stabat Mater“, “L’Osteria di Marechiaro“, tutte attraversate da un pensiero musicale profondo, da una capacità rara di raccontare il sacro e il profano, il dolore e la gioia, la vita e la morte, attraverso il suono, la parola, il gesto.

Roberto De Simone è stato anche un intellettuale lucido e coerente, un pedagogo, un direttore artistico e un uomo delle istituzioni culturali, capace di portare lo stesso rigore tanto nei teatri lirici quanto nei vicoli di Napoli, dove ha sempre ascoltato le voci autentiche del popolo.

Oggi lo piangiamo, ma più ancora lo celebriamo. Perché un artista come De Simone non muore mai del tutto. Vive nella memoria delle sue note, nei cori antichi che ci ha insegnato ad ascoltare, nei gesti della tradizione che ha saputo rileggere con rispetto e genio, nelle coscienze di chi ha imparato da lui che la cultura non è intrattenimento, ma identità, lotta, resistenza e visione.

A lui va il nostro eterno grazie.
A noi resta il compito di non dimenticare.

Ciao Maestro.
Che il tuo canto continui a risuonare.

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