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“Manifesti per un Cinema libero – I dannati della terra”: dal 18 marzo la rassegna al Modernissimo di Napoli

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Dal 18 marzo al 7 maggio al Multicinema Modernissimo in programma capolavori del Terzo Cinema, da Africa, America Latina e Medio Oriente, presentati per la prima volta a Napoli in versione restaurata

MAKHDU UN | AL-

Sarà il Multicinema Modernissimo di Napoli a ospitare, da martedì 18 marzo 2025 alle ore 21.15, Manifesti per un cinema libero – I dannati della terra rassegna cinematografica promossa e finanziata dal Comune di Napoli nell’ambito del progetto Cohousing Cinema Napoli, organizzata da Italian International Cinema in collaborazione con la Cineteca di Bologna e la Scuola di cinema dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, con la partecipazione di Università degli Studi di Napoli L’Orientale.

Nel centenario della nascita di Frantz Fanon, psichiatra e filosofo militante a cui si deve, a partire dai I dannati della terra (pubblicato con la prefazione di Jean-Paul Sartre nel 1961), una lettura rivoluzionaria della storia e dei processi di liberazione dall’oppressione coloniale, Manifesti per un cinema libero propone una selezione di capolavori del Terzo Cinema, da Africa, America Latina e Medio Oriente, realizzati negli anni Sessanta e Settanta, e presentati per la prima volta a Napoli in versione restaurata.

«In coerenza con il progetto Cohousing Cinema Napoli, che promuove la cultura del cinema e dell’audiovisivo nelle sue diverse forme – dichiara Ferdinando Tozzi, consigliere del Sindaco di Napoli per l’industria musicale e l’audiovisivo – questa rassegna propone al pubblico un viaggio attraverso film ed espressioni artistiche indipendenti, talvolta sottoposti a censura, per scoprire le complessità del nostro tempo e i processi di integrazione tra culture differenti. È un altro passo dell’Amministrazione con un impatto diretto sulla formazione, per avvicinare alla magia del cinema i cittadini di oggi e di domani, rendendoli spettatori appassionati e consapevoli».

Curata da Armando Andria e Gina Annunziata, l’iniziativa, in programma fino al 7 maggio, testimonia di un cinema in cui, nel pieno dei movimenti di liberazione, la lotta emancipativa non è disgiunta dalla lotta estetica, la provocazione sul piano politico è tutt’uno con l’innovazione di stile e di linguaggio. Provenienti da aree del pianeta caratterizzate da sottosviluppo economico, sfruttamento e repressione, il comune denominatore dei film proposti è l’emersione inarrestabile del potenziale militante del cinema e dei processi di decolonizzazione in atto: così nella coscienza politica come nel gesto artistico.

Se L’ora dei forni arriva direttamente dall’Instituto Nacional de Cine y Artes Audiovisuales di Buenos Aires, quattro titoli – Gli ingannati, Touki bouki, Gharibeh va meh e Soleil Ô – vengono dalla collaborazione con la Cineteca di Bologna. Attraverso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, la Cineteca lavora da anni al World Cinema Project, creato da Martin Scorsese nel 2007 in seno a The Film Foundation, con il quale sono stati portati a termine decine di restauri di film del Terzo Cinema, contribuendo in maniera decisiva a diffondere una cultura della conservazione in ambito cinematografico.

A introdurre in sala i film saranno chiamati critici, docenti, esperti di cinema e del pensiero decoloniale: Cecilia Cenciarelli, responsabile del dipartimento di ricerca e progetti speciali della Cineteca di Bologna e codirettrice artistica del festival Il Cinema Ritrovato; Roberto Silvestri e Cristina Piccino, firme storiche del Manifesto da sempre attenti al cinema delle aree marginalizzate; l’antropologa visuale Marina Brancato; Rinaldo Censi, critico e docente di restauro cinematografico; l’esperta di cultura mediorientale Sara Borrillo; Leonardo De Franceschi, docente esperto in narrazioni postcoloniali; il critico e curatore indipendente Salvatore Iervolino; Beatriz Amuchástegui, militante e moglie del regista Fernando Solanas ai tempi della lavorazione de L’ora dei forni.

«Questi film storici – dichiarano i curatori – che raccontano dei patimenti senza fine inflitti al popolo palestinese, del viaggio come utopia, dell’anomia insita nella condizione del migrante, di popoli oppressi che trovano la forza di sollevarsi, parlano in realtà fortemente al nostro presente, alle grandi questioni aperte nella contemporaneità e alle forme di relazione che stiamo scegliendo di assumere con l’Altro». Per questo, in chiusura, la rassegna si apre simbolicamente a un titolo del cinema contemporaneo, Agora, attraverso il quale provare a leggere la possibile eredità del Terzo Cinema, accompagnato da una masterclass del regista Ala Eddine Slim.

La prima giornata di Manifesti per un cinema libero, martedì 18 marzo, inizierà alle ore 21.15 con la proiezione de Gli ingannati (Al-makhdu’un, Siria 1972, 107’) di Tewfik Saleh, introduce Cecilia Cenciarelli. A poco più di dieci anni dalla nakba, il grande e violento esodo palestinese dai territori diventati israeliani nel 1948, tre rifugiati in Iraq sognano di fuggire dai campi profughi verso la ricchezza e la prosperità del Kuwait. Fra trattative, tradimenti, perdite dolorose e ripetute umiliazioni, riescono a trovare chi è disposto a trasportarli clandestinamente oltre il confine. Ma dovranno attraversare il deserto infuocato chiusi in un’autocisterna, e il sogno diventa un incubo.

Mercoledì 19 marzo alle ore 10.00 World Cinema Project – I restauri della Cineteca di Bologna, incontro con Cecilia Cenciarelli in collaborazione con Scuola di cinema – Accademia di Belle Arti di Napoli. Martedì 25 marzo alle ore 21.15 Roberto Silvestri introdurrà la proiezione di Touki Bouki (Senegal 1973, 90’) di Djibril Diop Mambéty. La storia di Touki Bouki risale a secoli fa: da sempre gli uomini sono partiti alla ricerca di nuove terre in cui credevano che il tempo non finisse mai. Soltanto pochi avventurieri ce l’hanno fatta, ma questo non ha mai fermato nessuno.

Cristina Piccino alla presenza di Beatriz Amuchástegui introdurrà, martedì 1 aprile alle ore 21.15. la proiezione de L’ora dei forni – 1. Neocolonialismo e violenza (La hora de los hornos: Notas y testimonios sobre el neocolonialismo, la violencia y la liberación – 1. Neocolonialismo y violencia, Argentina 1968, 89’) di Octavio Getino, Fernando E. Solanas. Girato in clandestinità tra il 1966 e il 1968 durante la dittatura di Juan Carlos Onganía, La prima parte offre una descrizione critica dell’Argentina e della sua situazione culturale, politica, economica e sociale.

Martedì 8 aprile alle ore 21.15 sarà L’ora dei forni – 2. Atto a favore della liberazione 3. Violenza e Liberazione (La hora de los hornos: Notas y testimonios sobre el neocolonialismo, la violencia y la liberación – 2. Acto para la liberación 3. Violencia y liberación, Argentina 1968, 144’)di Octavio Getino, Fernando E. Solanas. Introducono Marina Brancato e Salvatore Iervolino. Nella seconda parte vengono descritti gli anni del peronismo al potere, e la terza parte è uno studio, basato su citazioni, dichiarazioni e interviste, sulle forme di violenza in Argentina e negli altri paesi “non liberati”.

Sara Borrillo e Rinaldo Censi, in collaborazione con Megamaps Mapping Emerging Gender Artivism in the Mediterranean, introdurranno, martedì 15 aprile alle ore 21.15, Gharibeh va meh (Iran 1974, 146’) di Bahram Beyzaie. In un remoto villaggio sul mare, nel nord dell’Iran, la vita pacifica degli abitanti viene sconvolta quando verso la riva compare una misteriosa barca alla deriva. A bordo, uno straniero stanco e ferito di nome Ayat, che non ricorda come sia arrivato fin lì ma solo di essere stato attaccato e di essere salvo per miracolo.

Martedì 29 aprile alle ore 21.15, sarà la proiezione di Soleil Ô (Mauritania 1970, 98’) di Med Hondo, introduce Leonardo De Franceschi. Un uomo originario della Mauritania si trasferisce a Parigi, alla fine degli anni Sessanta, in cerca di un lavoro, di una comunità e di un posto dove vivere. Riesce però a trovare solo impieghi umilianti e scopre presto una società ostile e profondamente razzista in cui la sua stessa presenza, scontrandosi contro il muro dell’indifferenza e del rifiuto, suscita paura e risentimento.

L’ultima proiezione in programma, martedì 6 maggio alle ore 21.15, sarà Agora (Tunisia, Francia, Arabia Saudita 2024, 99’) di Ala Eddine Slim, presente in sala per un incontro aperto con il pubblico. In una remota città della Tunisia tre revenant riappaiono improvvisamente in circostanze inspiegabili, sconvolgendo la quiete locale. L’ispettore di polizia Fathi e il medico Amine cercano di svelare il mistero, mentre la comunità è divisa tra chi è pronto ad accogliere i ritornanti e chi grida alla maledizione.

La rassegna Manifesti per un cinema libero si concluderà, mercoledì 7 maggio alle ore 10.00, con la Masterclass di Ala Eddine Slim, in collaborazione con Scuola di cinema – Accademia di Belle Arti di Napoli. Info, progetto e programma su www.manifestiperuncinemalibero.it. Tutti i film sono in versione originale con sottotitoli in italiano.

Nota dei curatori di “Manifesti per un Cinema libero

Pesaro, giugno 1968, quarta edizione della Mostra internazionale del Nuovo Cinema. Al termine della proiezione della prima parte de L’ora dei forni gli spettatori – nei loro occhi sono ancora impresse le immagini sconvolgenti del prolungato fermo immagine del cadavere di Che Guevara ucciso in Bolivia su cui si è appena chiusa la proiezione, nelle loro menti è al lavoro il guerrilla-montaggio agito da Getino e Solanas – gli spettatori dunque si alzano in piedi, si mettono a urlare e applaudire, e cominciano a portare in trionfo i registi del film.

È forse il momento che segna simbolicamente l’arrivo in Italia del Terzo Cinema, di una proposta alternativa finalmente sia ai modi del cinema commerciale-spettacolare di derivazione statunitense (il primo cinema), sia all’elitarismo del cinema d’autore europeo che con le nouvelles vagues si era appena riposizionato (il secondo cinema).

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Manifesti per un cinema libero azzarda un percorso di recupero di alcuni capolavori afferenti a una costellazione ampia e variegata, per nulla omogenea.

Il Cinema Novo è un fenomeno dei popoli colonizzati di tutto il mondo, non un privilegio del Brasile. Ovunque ci sia un cineasta disposto a filmare la verità e ad opporsi all’ipocrisia e alla repressione della censura, ci sarà lo spirito vivo del Cinema Novo. Ovunque ci sia un cineasta pronto a resistere contro lo sfruttamento, la pornografia e la tirannia della tecnica, ci sarà lo spirito vivo del Cinema Novo. Ovunque ci sia un cineasta pronto a mettere il suo cinema e la sua professione al servizio delle grandi cause del suo tempo, ci sarà lo spirito vivo del Cinema Novo”.

Così aveva scritto nel 1965 Glauber Rocha nel suo celebre pamphlet Estetica della fame, manifesto del Cinema Novo. E infatti mentre Getino e Solanas realizzano (in clandestinità) il loro fondamentale film-saggio di agitazione e controinformazione sulle lotte in corso in America Latina e sulla repressione spietata dello Stato, dal Senegal Ousmane Sembène ha appena “introdotto l’Africa nel circuito cinematografico mondiale” presentando a Cannes il suo La noire de…, e in Iran Dariush Mehrjui sta per girare Gaav.

Aree del pianeta caratterizzate da sottosviluppo economico, marginalizzazione geopolitica, sfruttamento, violenza statuale e privata. Colonialismo. Il comune denominatore di queste nuove esperienze filmiche è l’emersione prepotente del potenziale militante del cinema e dei processi di decolonizzazione in atto: così nella coscienza politica come nel gesto artistico. Manifesti per un cinema libero testimonia di un cinema in cui la lotta di liberazione non è disgiunta dalla lotta estetica, la provocazione sul piano politico è tutt’uno con l’innovazione di stile e di linguaggio.

La rassegna, a cura di Armando Andria e Gina Annunziata per il Cinema Modernissimo, si colloca su un piano storico, mostrando film, pressoché inediti a Napoli, realizzati tra la fine degli anni Sessanta e la metà dei Settanta e oggetto di recente restauro. Se L’ora dei forni arriva direttamente dall’Instituto Nacional de Cine y Artes Audiovisuales di Buenos Aires, dalla collaborazione con la Cineteca di Bologna vengono quattro titoli: Gli ingannati, Touki bouki, Gharibeh va meh e Soleil Ô.

Attraverso il laboratorio L’Immagine Ritrovata, la Cineteca lavora da anni al World Cinema Project, creato da Martin Scorsese nel 2007 in seno a The Film Foundation, attraverso il quale sono stati portati a termine decine di restauri di film del Terzo Cinema, contribuendo in maniera decisiva a diffondere una cultura della conservazione in ambito cinematografico. In coda, il programma si apre a un titolo contemporaneo, Agora, ospitando il regista tunisino Ala Eddine Slim, alla ricerca di una possibile eredità (una delle tante) del Terzo Cinema.

La proposta della rassegna si arricchisce di un incontro con Cecilia Cenciarelli, della Fondazione Cineteca di Bologna e co-direttrice del festival Il Cinema Ritrovato, dedicato appunto ai restauri del World Cinema Project, e di una masterclass di Ala Eddine Slim, entrambi realizzati con la collaborazione e il supporto della Scuola di cinema dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. “Ogni spettatore è un codardo o un traditore”, era insorto nel 1961 Frantz Fanon per scuotere da poltrone comode e incitare alla lotta per l’autonomia, l’autodeterminazione e l’autorappresentazione.

Nel centenario della nascita, Manifesti per un cinema libero rende omaggio alla figura dello psichiatra e filosofo militante a cui dobbiamo, a partire da I dannati della terra (pubblicato con la prefazione di Jean-Paul Sartre), una lettura della storia e dei processi di liberazione da una prospettiva universale in cui l’umanità intera si fa soggetto consapevole.

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