“Dragoncelli di fuoco – il primo (non) film di Paolo Sorrentino” un libro di Stefano Loparco
DRAGONCELLI DI FUOCO – Il primo (non) film di Paolo Sorrentino
di Stefano Loparco
(Bietti Edizioni)
Paolo, Giacomo e Bruno, studenti universitari del Vomero, sognano il Cinema dove non c’è. Ma quando salta fuori una videocamera professionale decidono di farlo, il cinema, da soli.
“Dragoncelli di fuoco. Il primo (non) film di Paolo Sorrentino” è la storia di un’amicizia e di una sfida vinta, mentre ha inizio il viaggio di Paolo «al pleistocene della felicità».
Stefano Loparco torna nella Napoli degli anni Novanta e, grazie ai ricordi di Bruno Grillo , Giacomo Matturro, Maurizio Fiume, Stefano Russo, Pappi Corsicato e Gianni Ferreri, traccia un ritratto nudo e toccante del loro amico di gioventù, il futuro premio Oscar Paolo Sorrentino, lasciando al lettore alcune pagine di grande suggestione e forse, attraverso la scelta del romanzo biografico, una scheggia di verità.
Una storia molto interessante anche perché legata a ciò che é diventato ora Paolo Sorrentino: uno dei registi cinematografici italiani più apprezzati nel panorama internazionale.
Il modo “non convenzionale” di narrare, la scrittura libera e rigorosa allo stesso tempo sono i punti di forza di un libro divertente e avvincente…per una lettura fluida e a suo modo emozionante…non solo per i “cinefili sorrentiniani”.
Estratto da DRAGONCELLI DI FUOCO:
“Lo stupore fu poi.
Paolo Scriveva per immagini e parlava il linguaggio del Cinema. Nessun arzigogolo narrativo, entrava dritto nella storia e tirava su il tendone cinematografico: racconti piegati al grottesco, maschere di provincia, la filosofia del quotidiano, era quella la cifra.
A leggerlo sembrava un uomo al giro di volta, aveva vent’anni.
Ironico, Caustico, a tratti delirante, con una predilezione verso le storie intestine, gli antieroi e la sconfitta, come i suoi protagonisti, eccessivi, stranianti, emendati dalla colpa; sempre al centro della scena, mai della vita.
Nel fondo restava un pensatore – ed era sentenzioso come le sue maschere d’inchiostro – ma alla prova del banco scrittorio la risposta fu sbalorditiva.
Paolo aveva un’immaginazione incendiaria. Ed era un mulo: novelliere infaticabile, rispettava le scadenze, studiava ovunque e guardava film senza soluzione di continuità, ‘na meraviglia.
Fu Maurizio (Fiume) a dirglielo: ‘Tu scrivi da Dio!’
Paolo Ringraziò educato senza rispondere.
L’ambizione é un culto immorale quando lascia il pensiero.
Quella notte, sotto il poster di Michelle Pfeiffer, non pianse.
Dormiva nel lettone dei genitori.“