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RIVERBERO – un film sperimentale di Enrico Iannaccone

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Riverbero” è il terzo lungometraggio di Enrico Iannaccone. Classe 1989, il regista napoletano David di Donatello nel 2013 con il corto “L’esecuzione“, dopo l’esordio del 2016 con “La buonuscita“, commedia amara dai toni grotteschi, e “La vacanza” del 2019 con Antonio Folletto e Catherine Spaak, alla sua ultima apparizione sul grande schermo, è tornato a girare non dietro una macchina da presa ma con in mano un telefono. Il suo nuovo film, infatti, è stato creato con iPhone 14 Pro in pochissimi giorni e con budget e gruppo di lavoro ridotti all’osso.

Una produzione collettiva, come specificato dal regista, per un lavoro decisamente sperimentale, a dir poco provocatorio, ma che riporta lo spettatore al Cinema “essenziale” seppur coinvolgendolo in una storia dai contorni psicologici drammaticamente contorti. Evidente la formazione teatrale dei due bravi protagonisti, Renato De Simone e Anna Carla Broegg, affiancati dai poliedrici Raffaele Ausiello e Pino Ammendola.

La colonna sonora è dello stesso Iannaccone che nel mondo musicale è attivo con lo pseudonimo Gianni Banni. La produzione esecutiva dell’opera è della giovane Spaghetti Film, associazione napoletana fondata a fine 2020 da Marcos Vacalebre, Gabriele Marengo, Luca De Laurentiis e Claudio Ceglia. Dopo il successo di critica e pubblico avuto dall’anteprima al XXV Napoli Film Festival, la casa di distribuzione Double Line ha deciso di portare in sala “Riverbero” con la formula delle proiezioni evento alle quali hanno partecipato l’autore e lo staff di questa produzione indipendente.

La trama

Un uomo ha un piano preciso. Lo stesso del quale si troverà ad esser preda arrendevole.

Napoli, o forse no. Un ragazzo soffre di una grave malattia agli occhi, motivo del vistoso paio di occhiali che gli conferisce un aspetto stralunato. Taciturno e nevrotico, ha deciso di porre fine al suo strazio portando con sé anche il padre e a questo scopo compra illegalmente una pistola.

I suoi propositi di sangue vengono però rimandati quando salva da un’aggressione in strada una giovane donna, mettendo in fuga il suo assalitore…

Riverbero secondo Enrico Iannaccone

Girato in nove giorni con un iPhone 14 Pro e con una troupe ridotta all’osso, Riverbero prova ad incarnare il senso più profondo del sostantivo “esperimento”. Il tentativo di declinare in immagini la narrazione dell’indicibile, di ciò che sintassi mai potrebbe avere, attiene allo specifico filmico ed alle sue possibilità molto più che a qualsiasi altro medium.

Il fuoricampo fa da protagonista in quanto è tutto ciò che appartiene allo spettatore stimolato dalle immagini proposte, permettendogli così di tessere i fili di una trama presente, precisa eppur nascosta sulla base dei propri “riverberi” interiori, siano essi di natura esperienziale, mnemonica o spirituale.

Enrico Iannaccone

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