DOGMAN – torna al cinema il film cult girato a Castel Volturno da Matteo Garrone
Dopo sei anni dalla prima uscita in sala, torna al cinema DOGMAN il film cult di Matteo Garrone girato a Castel Volturno come una delle sue prime opere, “L’imbalsamatore“.
Ispirato alla sanguinosa vicenda di cronaca del “canaro” di Roma, avvenuta a fine anni 80, la pellicola è interpretata magistralmente da Marcello Fonte (Migliore Attore a Cannes, agli EFA, ai Nastri d’Argento) ed Edoardo Pesce (David di Donatello e Nastro d’Argento). A completare il cast Nunzia Schiano, Adamo Dionisi, Francesco Acquaroli, Alida Baldari Calabria, Aniello Arena e Gianluca Gobbi.
Presentato in concorso al Festival di Cannes 2018, DOGMAN ha vinto tre European Film Award, otto Nastri d’Argento (tra cui Miglior Film) e nove David di Donatello (tra cui Miglior Film).
La trama di DOGMAN
In una periferia sospesa tra metropoli e natura selvaggia, dove l’unica legge sembra essere quella del più forte, Marcello è un uomo piccolo e mite che divide le sue giornate tra il lavoro nel suo modesto salone di toelettatura per cani, l’amore per la figlia Alida, e un ambiguo rapporto di sudditanza con Simoncino, un ex pugile che terrorizza l’intero quartiere.
Dopo l’ennesima sopraffazione, deciso a riaffermare la propria dignità, Marcello immaginerà una vendetta dall’esito inaspettato.
Matteo Garrone e l’idea di DOGMAN
Dogman è un film che si ispira liberamente ad un fatto di cronaca nera accaduto trent’anni fa, ma che non vuole in alcun modo ricostruire i fatti come si dice che siano avvenuti.
Ho iniziato a lavorare alla sceneggiatura dodici anni prima di girarlo: nel corso del tempo l’ho ripresa in mano tante volte, cercando di adattarla ai miei cambiamenti. Finalmente, un giorno, l’incontro con il protagonista del film, Marcello Fonte, con la sua umanità, ha chiarito dentro di me come affrontare una materia così cupa e violenta, e il personaggio che volevo raccontare: un uomo che, nel tentativo di riscattarsi dopo una vita di umiliazioni, si illude di aver liberato non solo se stesso, ma anche il proprio quartiere e forse persino il mondo.
Che invece rimane sempre uguale, e quasi indifferente.
Matteo Garrone