VELENO di Diego Olivares – la devastazione ambientale nella Terra dei Fuochi
“Veleno“, come quello che criminali senza scrupoli hanno disseminato in un piccolo centro del casertano. Diego Olivares ha presentato, accolto da applausi, alla 74a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il suo nuovo film, evento speciale della Settimana della Critica. Il film è una produzione Bronx Film, Minerva Pictures e Tunnel Produzioni in collaborazione con Gesco Gruppo di Imprese Sociali, Rai Cinema, Sky Cinema e Film Commission Regione Campania, distribuito da Altrestorie.
La pellicola racconta l’esperienza delle mamme che vivono tra le province di Napoli e Caserta, dramma che nel film viene raccontato da Rosaria, la donna coraggiosa interpretata da Luisa Ranieri. Cosimo (Massimiliano Gallo) è invece il simbolo della resistenza alla devastazione ambientale e del legame profondo con la terra e i suoi prodotti, un interprete che rappresenta a pieno l’anti-ecomafia sociale tipica di chi in quelle terre ci vive e lavora. Gli attivisti della Campania hanno deciso di investire in questa storia e di riconoscere nella narrazione di Veleno una descrizione fedele delle loro lotta in difesa della terra e dell’ambiente.
Marzia Caccioppoli, presidente dell’Associazione Noi Genitori di Tutti Onlus, vive in provincia di Napoli, ha perso suo figlio a seguito di un tumore: “sopravvivo lottando contro la devastazione compiuta in quelle terre. Veleno – racconta – mette alla luce ancora una volta la sofferenza di chi non vuole abbandonare la sua terra ma sceglie di restare e lottare, spesso purtroppo a discapito della propria salute. Al dramma se ne aggiungono altri che ci stringono in una morsa senza via di uscita. Ma Terra dei Fuochi esiste ancora, è ancora qua“.
Antonio Giordano è un medico napoletano, presidente dello Sbarro Institute di Philadelfia, lavora negli Stati Uniti ma è da sempre impegnato nella ricerca medica sula Terra dei Fuochi: “Veleno – spiega – è un film necessario, che riporta l’attenzione dell’opinione pubblica al tema dei rifiuti tossici e all’aumento dei tumori in Campania, una questione mai risolta. Una storia che pone interrogativi attuali, evidenziando uno scontro tra coloro che speculano sulla terra senza nessuno scrupolo e tra quanti vorrebbero proteggerla, difenderla e tramandarla ai figli. Una storia che, correttamente, collega l’aumento delle patologie tumorali all’avvelenamento di acqua, aria e suolo con sostanze cancerogene come cromo esavalente, benzene, vapori di idrocarburi, fumi, amianto, diossina, cloruro di vinile, polveri fosforite e pirite. Una storia che mi riporta ai miei studi, all’aumento totale della mortalità per cancro, che appare drammatico in alcune forme neoplastiche. Il film mi lascia sperare perché denuncia con impeto il rapporto cancerogenesi-ambiente, un rapporto purtroppo negato o sminuito da una parte della classe politica“.
Enzo Tosti è il portavoce della rete Stop Biocidio, attiva nel territorio della Terra dei Fuochi: “Questo film è la risposta a chi ci chiedeva dove eravamo quando sversavano i rifiuti tossici nelle campagne: eravamo lì a non chinare la testa. Nei personaggi di Massimiliano Gallo e Luisa Ranieri – commenta – ho rivisto la paura, quella che provo anche io e tanti attivisti dei comitati, ma al tempo stesso il coraggio, perché se non provi la paura non troverai mai il coraggio. A differenza di molti tentativi cinematografici e documentaristici che ci sono stati negli ultimi anni, Veleno traccia attraverso una storia quotidiana il solco del peso del potere delle ecomafie in Terra dei Fuochi e l’irriducibilità di chi decide di ribellarsi“.
Il film
In un piccolo centro del casertano, una umile famiglia di agricoltori vive il dramma di un territorio violato, contaminato dai veleni che criminali senza scrupoli hanno disseminato in buona parte di quella provincia. Cosimo (Massimiliano Gallo), il capofamiglia, e sua moglie Rosaria (Luisa Ranieri) ostinatamente rifiutano di lasciare che i loro terreni diventino una discarica destinata ai rifiuti tossici: le minacce e le ripercussioni da parte di alcuni esponenti della camorra, tra i quali il giovane avvocato Rino (Salvatore Esposito), non li piegano.
I due coniugi non vogliono staccarsi dalle loro radici e dalla loro terra interamente dominata da un potere mafioso che corrompe e distrugge. Ezio (Gennaro Di Colandrea), fratello di Cosimo, e sua moglie (Miriam Candurro), invece, accettano, attratti da facili guadagni, di essere complici della devastazione dei loro territori. A complicare ulteriormente le cose è la grave malattia di Cosimo causata dal veleno che contamina l’acqua, i raccolti, il bestiame.
Il calvario del protagonista diventa la sintesi delle piccole e grandi contraddizioni di una terra di fatto abbandonata a se stessa, dove lo Stato sembra aver definitivamente abdicato alle sue funzioni, dove l’unico potere riconoscibile e riconosciuto è rimasto solo quello criminale.
Il regista Diego Olivares: “La natura è l’assoluta protagonista di Veleno“
Uno sguardo dal basso, per raccontare uno squarcio di vita di una famiglia di contadini in un piccolo paese del casertano, dove ci si conosce un po’ tutti e dove le storie delle famiglie si incrociano spesso l’una con l’altra. Dai campi coltivati, dalle case di chi vive di terra e dei suoi frutti, la camorra, le ecomafie sembrano lontane come i roghi che bruciano all’orizzonte e, al contempo, vicinissime, come un fratello che per pochi soldi va a sversare rifiuti in quelle campagne che fino ad ieri lo hanno nutrito. Anche per questo, il taglio narrativo sarà quello di tessere vicende e personaggi, incrociandole perennemente in una sorta di ideale mosaico, dove il testimone passa dall’uno all’ altro, dove i percorsi a volte confluiscono in un unico flusso narrativo e in altri casi si sfiorano, come a un incrocio di strade, senza toccarsi.
Ciò che li accomuna tutti però, è proprio quel veleno che dalla terra arriva alle piante, all’acqua, ai corpi e dunque spesso finisce per corrompere anche gli animi, fa vincere la paura, la diffidenza e l’indifferenza che rende solidali e partecipi solo quando il male arriva a colpirti direttamente, che porta a difendere il tuo ma che spesso fa perdere il senso di comunità, di appartenenza, di difesa del bene comune. Nemmeno la religione sembra più bastare a dare risposte a chi soffre un dolore che non riesce a spiegarsi, ad accettare e dunque, anche la fede si fa metastasi di se stessa, generando guaritrici, santoni, figure di un misticismo ingenuo ma non per questo meno malvagio nel suo lucrare sul dolore, sulla morte che adesso diventa prodotto di quelle terre, da sfruttare come qualsiasi altra merce.
La natura è dunque l’assoluta protagonista di questa vicenda. Mutevole, perennemente cangiante, capace di reagire sempre, all’acqua pura come al veleno, restituendo tutto in nuove forme e sostanze, riciclando la vita, come la morte. Di questa natura, del suo più profondo mistero l’uomo è parte, solo una piccola parte. Essa è Infinitamente più grande, potente e imperscrutabile di noi, del nostro malinteso senso di onnipotenza, delle piccole e grandi miserie che spesso ci vedono tristemente protagonisti.